mercoledì 30 aprile 2014

Half Bad - Sally Green

La trama: La magia esiste, ed è spaccata da una guerra millenaria. Appartenere a un fronte definisce il ruolo di ciascuno nel mondo, garantisce compagni e alleanze; ma soprattutto decide chi sono i nemici, che vanno giustiziati senza rimorso. Nathan vive in una zona grigia: figlio di una maga Bianca e dell'Oscuro più terribile mai esistito, cresce nella famiglia materna, evitato da tutti, vessato dalla sorellastra, perseguitato dal Concilio che non si fida di lui e anno dopo anno ne limita la libertà, fino a rinchiuderlo in una gabbia. La stessa guerra che divide il mondo della magia si combatte nel cuore di Nathan, in perenne bilico tra le due facce della sua anima, che davanti alla dolcezza di Annalise vorrebbe essere tutta Bianca, e invece per reagire alle angherie si fa pericolosamente Nera. Ma è difficile restare aggrappato alla tua metà Bianca quando non ti puoi fidare della tua famiglia, della ragazza di cui ti sei innamorato, e forse nemmeno di te stesso.

Ci sono molti libri buoni. Ci sono anche molti libri cattivi, che non meritano la nostra attenzione. Ci sono, però, romanzi che non sono particolarmente terribili, ma nemmeno belli. E questi romanzi, meriterebbero la nostra attenzione? Abbiamo così poco tempo da dedicare alla lettura, o alle nostre passioni in generale, che è sempre una grande delusione quando un libro non risponde alle nostre aspettative.

Parliamoci chiaro. Questo romanzo ha molti problemi. Il primo è il linguaggio. Spezzato. Mozzato. Frasi brevi e troppo semplici. Non si tratta, temo, di una scelta stilistica con l'obiettivo consapevole di creare tensione e ritmo narrativo all'interno del testo. Anche perchè, così facendo, si uccide qualsiasi ritmo. Mi sembrava di leggere messaggi in codice morse: non credo di aver trovato frasi più lunghe di una riga, né tantomeno segni di punteggiatura diversi dal punto, o dalla virgola.
Forse in traduzione la situazione migliorerà un po', perché l'italiano tende a costruire frasi un po' più lunghe, ma su questo non posso esprimermi, perchè ho letto Half Bad in lingua originale.

La trama non è particolarmente interessante, nonostante i primi capitoli ci gettino nel bel mezzo della narrazione per poi passare a raccontarci anche quello che è successo prima. Purtroppo, però, non porta da nessuna parte: incontriamo personaggi piuttosto inconsistenti; inconsistente è, tra l'altro, anche il nostro protagonista Nathan, di sangue misto: né strega Bianca, né strega Nera. Abbastanza nero per essere perseguitato per tutto il libro fin dalla primissima infanzia, ma decisamente non abbastanza nero da risultare interessante per noi lettori.

E alla fine, l'autrice decide di regalarci l'incontro tra Nathan e suo padre. Così. Dal nulla. Un deus ex machina banalissimo, una motivazione ancora più debole e un finale che non è un finale, ma che ci lascia in sospeso in pieno stile YA, perché non sia mai! Dobbiamo per forza farne una trilogia. No?

giovedì 17 aprile 2014

Pidgin - Prisca Turazzi


Castelmassa è un piccolo comune del Veneto, in provincia di Rovigo. Difficile immaginarsi storie epiche o grandi avvenimenti, in un paese come quello in cui molti di noi sono cresciuti. Eppure, partendo dalle suggestioni del suo paese d'origine (che potrebbe essere simile al mio, o al vostro) Prisca Turazzi è stata capace di creare due personaggi molto diversi in modo delicato e preciso. Pennellate leggere dipingono poco alla volta i ritratti di Lorenzo, studente all'università di Padova in piena crisi, e di Gabriela, ragazza riservata e dallo sguardo triste. Il caso li fa incontrare, ma qualcosa li allontana, e Lorenzo è combattuto perché non riesce a spiegarsi che cosa sia quell'ombra che ogni tanto spegne il sorriso di Gabriela. Noi lettori lo scopriremo prima di lui e resteremo con il fiato sospeso fino alla fine augurandoci che capisca, che tutto vada per il verso giusto.  
Pidgin è la storia di due persone che cercano di superare le loro differenze (e diffidenze) per trovare un modo di parlarsi, e soprattutto di capirsi.

Non è un romanzo, ma un racconto di sole 42 pagine, eppure nella sua brevità è in grado di farci affezionare fin da subito ai personaggi ed è in grado di mostrarci un aspetto dell'intimo umano che spesso non viene considerato, perché difficile. Potreste considerarlo un piccolo spoiler, questo che segue, ma non credo rovinerà il piacere della lettura di Pidgin. Spero anzi che sia un aspetto che vi spingerà a leggere il racconto, perché non è facile trovare storie che raccontino così delicatamente una problematica come questa.
A Gabriela viene diagnosticata la sindrome di Asperger, un disturbo di spettro autistico ma "ad alto funzionamento". Non vi sono infatti deficit cognitivi, ma solo una difficoltà ad avvicinarsi al mondo e, allo stesso tempo, a lasciare che il mondo si avvicini. 
Ci sono molti romanzi con personaggi affetti da questa sindrome, ma credo che Pidgin lo faccia in modo molto valido, semplice e delicato. Non c'è pietismo, non ci sono vittime. Ci sono due persone che cercano un modo per stare insieme, nonostante tutto. Non due starstruck lovers, destinati alla reciproca distruzione, ma due esseri umani, con le loro debolezze e le loro paure, che provano a scoprire e ad amare l'altro, per quello che é, e non per quello che la società lo vorrebbe.

Potete acquistare il racconto in formato digitale su amazon, seguendo questo link, a soli 0,89 euro. Secondo me, ne vale la pena.

lunedì 14 aprile 2014

Il traduttore (in)visibile


COSA DICE LA LEGGE SUL DIRITTO DI AUTORE

Regolamento di attuazione della legge 633 (Legge di protezione sul diritto d’autore del 22aprile 1941), R.D. n. 1369 del 1942 (Approvazione del regolamento per l’esecuzione della L. 633/41)

Art. 33:
Per le opere tradotte, sulla copertina o sul frontespizio dell’esemplare devono essere impressi, oltre il nome e cognome del traduttore, il titolo dell’opera e l’indicazione della lingua da cui è stata fatta la traduzione.

Art. 70 comma 3:
Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell’opera, dei nomi dell’autore, dell’editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali indicazioni figurino sull’opera riprodotta.


Da questo momento in poi, ogni recensione pubblicata su questo blog di romanzi tradotti in Italia riporterà anche il nome del traduttore.

Somnia Animae di Manuela Micheli

Somnia Animae, storia e personaggi

articolo di Manuela Micheli

Alla base di qualsiasi romanzo psicologico c'è l'osservazione “discreta” di una situazione vista con gli occhi di chi la vive in prima persona. L'approfondimento interiore avviene generalmente tramite le riflessioni del protagonista e le descrizioni delle sue emozioni. Dato che la percezione della realtà varia da persona a persona, le vicende vissute avranno sfumature diverse a seconda del personaggio che le affronta. A mio avviso si può quindi affermare che forse il vero protagonista di un romanzo di questo genere sia una qualche forma di disagio vissuto in maniera più o meno palese da un personaggio in particolare.
In linea con questa idea, Somnia Animae affronta i problemi di Angela, una studentessa universitaria, così come lei stessa li vive. È lei a osservare le proprie crisi di panico, a cercare in qualche modo di analizzare gli episodi di sonnambulismo, ad assecondare le pressioni della madre che la vuole in cura da uno specialista. Sono anni che la giovane convive con il suo disagio interiore, da quando era bambina. Forse anche per questo motivo l'atteggiamento della famiglia si fa sempre più soffocante ogni giorno che passa. La madre e il fratello in particolar modo faranno di tutto per non permettere ad Angela di crescere e costruirsi una vita propria, distaccata da genitori e fratelli.
Angela ha un carattere piuttosto chiuso, è una persona che non ama esternare le proprie emozioni, si circonda di pochi affetti, con i quali però si sente al sicuro. In questo quadro rientra quindi Patrizio, l'amico di sempre, l'unico che agli occhi di Angela vuole veramente proteggerla da sè stessa. La loro è un'amicizia dall'attrazione quasi fatale, se non fosse che nella testa della ragazza è onnipresente e prepotente l'immagine di Augusto, il fratello maggiore, idealizzata fino all'estremo, portata al limite della malattia. Il rapporto con il consanguineo è soffocante, lei non ama le intromissioni tra di loro così come lui non sopporta l'idea che la sorellina possa interessarsi ad altri.
L'ambiguità di Augusto nei confronti di Angela lascia intendere qualcosa che alla donna non è chiara e scatena in lei emozioni e reazioni contrastanti.
Joanna, gemella di Augusto, è quello che appare come l'unico elemento di equilibrio tra di loro. È un po' il grillo parlante della situazione, quella che riflette prima di parlare, che non si lascia condizionare dagli eventi quando deve agire. Ma sarà sempre così? Anche quando la precaria armonia che si è creata verrà in qualche modo distrutta?
E poi c'è Grivaldi, lo psicologo di Angela, rassegnato all'avversione della sua paziente per la figura del terapeuta e delle sue difficoltà ad aprirsi. Il dottore sa quanto il fatto stesso di essersi affezionato alla ragazza sia un errore, ma non può fare altrimenti. L'ha vista da bambina, quando venne portata nel suo studio la prima volta, e la rivede ora, impara a conoscerla, capisce il pericolo che la famiglia rappresenta per lei. Non ha però il tempo di metabolizzare la cosa e agire.
Somnia Animae racconta insomma una storia poco convenzionale, vuole rompere gli schemi e in un certo senso scandalizzare. La protagonista ha bisogno di capire cosa la porti a star male, ha la sensazione di non ricordare qualcosa ma non ha idea di dove cercare, non rendendosi conto che l'unica persona a cui dovrebbe chiedere è sè stessa. Riaffiorano con calma ricordi rimossi, il dolore per quel che torna alla mente è troppo per Angela, la sua reazione è estrema e la sua malattia infine palese. Arriverà ad accettare le conseguenze delle sue scelte e così facendo sconvolgerà non solo la propria vita ma anche quella di tutti coloro che la circondano. Il disagio psicologico non è infatti qualcosa che rimane circoscritto al singolo ma coinvolge gli affetti e le amicizie. La malattia ha conseguenze sulla vita degli altri e il delirio non è diverso, è solo considerato in maniera differente in quanto prescinde dalla malattia fisica. Si potrebbe dire che è questo il vero messaggio che il romanzo cerca di dare al lettore.

L'ebook Somnia Animae è disponibile per il download su Amazon. Il romanzo è breve (73 pagine) ma promette di essere intenso. Inoltre, costa solo 1,02 euro! Che aspettate? Un gelato costa di più!
L'autrice possiede anche un blog che aggiorna regolarmente con le sue riflessioni e recensioni: lo potrete trovare seguendo questo link. Se vi siete incuriositi, a questa pagina troverete anche ulteriori informazioni sul romanzo. Buona lettura!

martedì 8 aprile 2014

Revolutionary Road - Richard Yates

Una casa con giardino, due bambini: Frank e April Wheeler vivono una vita tranquilla e priva di emozioni. La monotonia del guotidiano corrode lentamente il già fragile e poco affettuoso rapporto tra Frank e April, portando entrambi verso il limite della sopportazione. April tenta di cambiare la situazione, proponendo a Frank di cominciare una nuova vita in Europa, a Parigi, dove sarebbe finalmente stato in grado di scoprire il suo vero Io, finalmente libero da un lavoro monotono e poco soddisfacente. La proposta viene fiaccamente accettata da Frank, ma inconsciamente egli si ritroverà a cercare in tutti i modi ragioni per non partire, e la relazione tra i due ne uscirà malridotta.
Non c'è speranza di un finale felice, per questa coppia e per le persone a loro affezionate: lo scenario è desolante, un mondo triste, grigio, mortale (cit. Joyce Carol Oates) in cui i personaggi non hanno una precisa idea di chi siano veramente. Tutti si muovono nel mondo quasi per inerzia, condannati dalle stesse abitudini e dalle convenzioni che vanno svilendo e deridendo nei vicini piccolo borghesi, nel disperato bisogno di sentirsi diversi.
- Il fatto è che non so chi sei [...] E anche se lo sapessi [...] temo che non servirebbe a nulla, perchè, vedi, non so neppure chi sono io.
Il romanzo è ricco di sottile ironia, che traspare dalle parole e dai nomi stessi dei personaggi, a partire dalla famiglia Wheeler che, come una ruota (wheel), gira impazzita alla ricerca di un punto fermo, fino all'amico di famiglia Shep (shepard, pastore), fedele quasi come un cane. La stessa ironia, spesso crudele, viene riservata alle dinamiche tra i vari personaggi del romanzo. 

Riporto qui l'epilogo, forse uno dei più bei finali che abbia letto ultimamente (tranquilli, niente spoiler!), in cui un vecchio signor Givings, per sopravvivere al costante chiacchiericcio della moglie...
... udì soltanto un tonante, piacevole mare di silenzio. Aveva spento l'apparecchio acustico.

venerdì 4 aprile 2014

Peter Pan, J.M. Barrie

Quando il primo bambino rise per la prima volta, la sua risata si sbriciolò in migliaia di frammenti che si sparpagliarono qua e là. Fu così che nacquero le fate.

Peter Pan non voleva crescere. E a forza di girovagare per i giardini di Kensington, giocando con fate e volando con gli uccelli, quando finalmente si decide a tornare in volo a casa della sua mamma, trova la finestra chiusa e la vede dare il bacio della buonanotte ad un altro bambino. Peter capisce quindi che non c'è più alcun posto per lui nel mondo e torna a Neverland.
La seconda parte del romanzo si apre molto tempo dopo, non sappiamo quando, ma è chiaro che Peter non è invecchiato di un solo giorno. Una notte, durante uno dei suoi vagabondaggi per i cieli di Londra, la sua ombra viene intrappolata in un cassetto di casa Darling. Lì, come nella storia Disney che tutti conosciamo, conosce la piccola Wendy e i suoi fratelli, e decide che lei sarebbe stata una madre perfetta per i suoi compagni di scorribande, i Bambini Sperduti.
Neverland è un'isola piena di meraviglie e portentosi personaggi: sirene, fate, indiani e pirati, costantemente in guerra tra loro. I pirati, in particolare, ordiscono un'ingeniosa trappola per uccidere i bambini Sperduti e Peter Pan: un'enorme, fumante, crostata ripiena di veleno. Ma Wendy, come tutte le mamme, non permette ai bambini di mangiarla: si sa, le crostate appena sfornate non vanno assaggiate!

Non mi soffermo oltre sulla trama, perchè essenzialmente la versione animata non si discosta in maniera eccessiva (Giglio Tigrato sullo scoglio, il coccodrillo, Capitan Uncino e i suoi dubbi esistenziali!)
Il finale, invece, ha un retrogusto amaro.
Dopo il ritorno di Wendy, dei fratelli e dei Bambini Sperduti a Londra, Peter promette di tornare una volta all'anno, e così fa per molto tempo, finché, un giorno, semplicemente non torna più. Gli anni passano, i bambini prendono strade diverse e diventano uomini adulti e disincantati. Wendy diventa donna e madre. I ricordi d'infanzia sono affievoliti ormai, e le avventure passate a Neverland sono poco più che un vago sogno.
Una notte, Peter bussa alla finestra della stanza in cui dorme la figlia di Wendy e, inconsapevole di quanto tempo sia passato, la scambia per la vecchia amica, la prende per mano e vola con lei a Neverland. Tra le lacrime, Wendy li vede volare fuori dalla finestra, e capisce che Peter non è mai stato un sogno. E che la storia si ripeterà. Per l'eternità.

A me, confesso, anche se grande e femminuccia, il romanzo è piaciuto tantissimo. Anzi, devo dire che l'ho trovato anche piuttosto dark. Il personaggio di Peter è ispirato al fratello di Barrie, morto giovanissimo per un incidente. Ed effettivamente i riferimenti alla morte sono frequenti e spesso palesi. E non è un caso che i suoi compagni di avventure, i Bambini Sperduti, siano bambini caduti dalle carrozzine nel parco di Kensington, che non vengono reclamati per una settimana, e giungono così a Neverland. Peter quindi si circonda di bambini effettivamente morti per il mondo, perché lui stesso è morto. Puro come un infante, ancora con i denti da latte, non si rende nemmeno conto delle attenzioni che gli dedicano Campanellino, Wendy e Giglio Tigrato, convinto com'è che una figura femminile sia esclusivamente una madre, o un surrogato di madre. Nella sua innocenza e ingenuità, Peter non conosce il concetto di limite, né di prudenza. Tutto è un gioco. E, come il nome Pan suggerisce, è senza dubbio un personaggio dionisiaco. Neverland stessa viene descritta in termini inusuali, quasi medici.
Forse non avete mai visto la pianta della mente di un uomo. I medici talvolta disegnano piante di altre parti del corpo, anche del vostro, e la vostra pianta personale può risultare interessante, per voi. Provare a dire loro di tracciare la pianta della mente di un bambino, che, non solo, è confusa, ma è in, continuo movimento. Difficilmente ci riescono. Vi sono linee a zig-zag come quelle che segnano la vostra temperatura su una tabella clinica e con ogni verosimiglianza rappresentano le vie di un’isola. Infatti l’Isolachenoncè è, più o meno, un’isola con meravigliose macchie di colore, qua e là, e banche di corallo, e vascelli pirata al largo, e selvagge tane solitarie, e gnomi che per lo più esercitano il mestiere di sarto.

Ci si potrebbe anche soffermare sul personaggio di Wendy, perfetta bambina vittoriana, ma vorrei concludere qui con una curiosità collaterale: Wendy viene ferita a morte, tratta in inganno da Campanellino, e precipita a terra, senza vita. Peter, memore di un'avventura vissuta nei giardini di Kensington (che si trova nella prima parte del romanzo) le costruisce una casetta intorno, e Wendy ne esce completamente guarita. In inglese, Wendy House è il nome con cui vengono chiamate le case giocattolo per bambini.

Ho trovato anche un interessante articolo scritto da Silvana De Mari, giù autrice di L'ultimo elfo, che potete leggere qui.

giovedì 3 aprile 2014

La classifica di Marzo

Nonostante marzo sia ormai finito, non è ancora arrivata del tutto la primavera, e in una giornata nebbiosa come questa non c'è niente di meglio che fare un bilancio delle letture del mese appena trascorso! 

Questo mese ho letto Godbreaker (Luca Tarenzi), Fairy Love (Cyn Balog), Peter Pan (J.M Barrie), Drago Rosso (Thomas Harris), Kitchen (Banana Yoshimoto) Opere complete (Walter Benjamin), Starstruck (Cyn Balog), Revolutionary Road (Richard Yates), Curarsi con i libri (Ella Barthoud), La casa degli spiriti (Isabel Allende), L'ultimo esorcista (Gabriele Amorth), Blocchi (Ferdinand Bordewijk), La Porta (Magda Szabò), I primi tornarono a nuoto (Giacomo Papi), Di me diranno che ho ucciso un angelo (Gisella Laterza). Presto aggiornerò questo articolo con i link alle varie recensioni!

Partiamo dunque con la mia personalissima top3, con la premessa che mi è stato molto difficile, questo mese, scegliere i tre libri che più mi hanno colpita!

3. Revolutionary Road, di Richard Yates
Minimum fax, 456 pagine - 12,50 euro

Frank e April Wheeler vivono una vita apparentemente serena nella loro casa con giardino a Revolutionary Hill, ma la loro relazione è corrosa dalla quotidianità e gli eventi prenderanno una piega quantomai drammatica. 

2. Kitchen, di Banana Yoshimoto
Feltrinelli, 150 pagine - 7,00 euro
 Due racconti lunghi delicati e a tratti surreali: due storie diverse che, con grande senso di intimità, trattano esperienze di amore, lutto e famiglia.

1. Peter Pan, di J.M Barrie
Mondadori, 240 pagine - 8,50 euro
Tutti conosciamo la storia del bambino che non voleva crescere, ma credo che questo romanzo meriti assolutamente di essere letto senza considerare la versione Disney, che è sì, felice, ma anche piuttosto edulcorata. Questo romanzo mi è in effetti sembrato molto oscuro e a tratti molto crudele, decisemente non la fiaba che credevo.


mercoledì 2 aprile 2014

Curarsi con i libri - Ella Berthoud, Susan Elderkin

Sellerio, 644 pagine - 18,00 euro
 Si può curare il cuore spezzato con Emily Brontë e il mal d’amore con Fenoglio, l’arroganza con Jane Austen e il mal di testa con Hemingway, l’impotenza con Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati, i reumatismi con il Marcovaldo di Italo Calvino, o invece ci si può concedere un massaggio con Murakami e scoprire il romanzo perfetto per alleviare la solitudine o un forte tonico letterario per rinvigorire lo spirito. Questo suggeriscono le ricette di un libro di medicina molto speciale, un vero e proprio breviario di terapie romanzesche, antibiotici narrativi, medicamenti di carta e inchiostro, ideato e scritto da due argute e coltissime autrici inglesi e adattato per l’Italia da Fabio Stassi, autore de L’ultimo ballo di Charlot. Se letto nel momento giusto un romanzo può davvero cambiarci la vita, e questo prontuario è una celebrazione del potere curativo della letteratura di ogni tempo e paese, dai classici ai contemporanei, dai romanzi famosissimi ai libri più rari e di culto, di ogni genere e ambizione. Queste ricette per l’anima e il corpo, scritte con passione, autorevolezza ed elegante umorismo, propongono un libro e un autore a rimedio di ogni nostro malanno, che si tratti di raffreddore o influenza, di un dito del piede annerito da un calcio maldestro o di un severo caso di malinconia. Le prescrizioni raccontano le vicende e i personaggi di innumerevoli opere, svelano aneddoti, tratteggiano biografie di scrittori illustri e misconosciuti, in un invito ad amare la letteratura che ha la convinzione di poter curare con efficacia ogni nostro acciacco. Non mancano consigli per guarire le idiosincrasie tipiche della lettura, come il sentirsi sopraffatti dal numero infinito di volumi che ci opprimono da ogni scaffale e libreria, o il vizio apparentemente insanabile di lasciare un romanzo a metà.
 
Per quanto interessante e ricco di spunti per nuove letture, credo ci sia un problema nella traduzione che ne è stata fatta: il "ricettario" è stato pesantemente ritoccato dai curatori dell'edizione italiana per inserire anche autori nostrani. E' vero che il libro è marcatamente anglofilo e presenta soprattutto autori di lingua inglese, facendo torto a tanti autori validi nella storia letteraria mondiale, ma d'altra parte sarebbe stato difficile catalogare e rendere fruibile così tanti testi, se non si fosse messo qualche paletto. Per questo motivo la scelta di inserire a forza tanti autori italiani mi è sembrata un po' aggressiva nei confronti del testo di partenza.
In secondo luogo, la traduzione mi è sembrata molto bella, eccezion fatta per un errore che non riesco a capire se sia di stampa o del traduttore. Parlando di Grandi Speranze di Dickens, viene detto: "La speranza si trasforma in convinzione e lo stimola a comportarsi <<come un gentiluomo>> - non necessariamente del tipo migliore - e a guardare con disprezzo alle proprie origini e anche all'amico Biddy, che capisce in che direzione sta andando Pip e non approva."
...amico Biddy... ma Biddy è una ragazza! Per questo mi viene il dubbio che si tratti solo di un errore di stampa... mi sembra strano che nessuno, tra tutti quelli che hanno lavorato alla traduzione del libro in italiano, abbia letto Great Expectations!

Apparte queste due perplessità, questo libro è il Male: non può essere altrimenti, visto che leggendolo sono arrivata a stilare l'ennesima lista gigante di libri che vorrei leggere ma per cui non avrò mai tempo.