mercoledì 19 febbraio 2014

Venerdì, o il limbo del Pacifico - Michel Tournier

Nel 1719, Daniel Defoe pubblicò il suo romanzo Robinson Crusoe: conosciamo tutti la storia: Robinson, uomo d'affari, naufraga su un isola deserta e si ritrova a dover sopravvivere da solo con i pochi strumenti recuperati dalla carcassa della nave. 
Facciamo un salto di due secoli. 
Nel 1967, Michel Tournier decide di recuperare la figura quasi mitica di Robinson e di renderlo protagonista di un romanzo che, attenzione, solo apparentemente ricalca la storia originale di Defoe
 Si tratta di Vendredi ou les limbes du Pacifique (nella traduzione italiana, Venerdì o il limbo del pacifico)


Imbarcatosi su una nave negriera, a causa di una tremenda tempesta, Robinson naufraga su un'isola deserta e, unico superstite, decide che "survivre c'est mourir...Il faut construire, organiser, ordonner", che la mera sopravvivenza sarebbe stata per lui la morte, e che avrebbe dovuto cominciare a costruire, organizzare, ordinare. E in effetti, così succede: come nel romanzo di partenza, Robinson coltiva, alleva, si costruisce un'abitazione addossata su una caverna; mette ordine all'isola, addomesticandola e asservendola: lui è ora padrone di se stesso e signore di "Speranza".
Un giorno Robinson salva un giovane selvaggio, e lo battezza Venerdì.
E da questo momento in avanti, il romanzo cambia drasticamente direzione: Robinson tenta di civilizzare Venerdì, ma quest'ultimo è dominato da uno spirito libero e vive in completa comunione con la natura, senza curarsi delle convenzioni occidentali che Robinson cerca di imporgli. E qui abbiamo il rovesciamento del romanzo: ben presto, anche Robinson comincerà a vedere l'isola attraverso gli occhi di Venerdì.

Questo non è un romanzo impegnato nel senso sartriano, non è un romanzo psicologico, non è un romanzo sociologico... è un romanzo filosofico e morale, in cui si riflette sul rapporto dell'Uomo con se stesso, con la Natura, con gli altri e con il concetto di divino. Ma è anche un romanzo d'avventura, perfettamente godibile anche per chi volesse limitarsi a galleggiare sulla superficie. 
L'ho letto sia in lingua originale, sia nell'ottima traduzione fatta da Clara Lusignoli per Einaudi, e sono convinta che si tratta di uno dei più bei romanzi che io abbia letto nel 2013.

“Crusoe, guardati dalla purezza: è il vetriolo dell'anima”

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